venerdì 16 febbraio 2018

Il processo a Cappato(!) e la miopia intellettuale(?)

Marco Cappato ha vinto la sua battaglia.
Las sentenzadella Consulta deciderà se l'aiuto al suicidio dovrà essere normato o continuare ad essere punito. Se non ammettiamo che l'esito di questa sentenza andrà a cambiare la percezione che la società ha sull'argomento, o siamo ciechi e cerebralmente incapaci o siamo in malafede.

Anche questa volta una legge farà cultura. Così è stato col divorzio, con l'aborto, con il lento smantellamento della legge 40, con il matrimonio egualitario mascherato da unioni civili e con l'introduzione del biotestamento (che guarda caso è stato approvato a Camere sciolte proprio poche settimane prima di questa svolta giudiziaria).

Quando una delle questioni che riguardano la dimensione più intima e profonda dell'uomo arriva in Parlamento, la direzione e l'esito della discussione è una certezza.

Trovo curioso come chi, per sostenere queste battaglie, si vanta della propria apertura mentale si incisti allo stesso tempo solo sull'aspetto più superficiale della questione.

Ricostruendo velocemente la vicenda che ha portato al processo cui mi riferisco possiamo dire che nel '17 è balzata agli onori della cronaca la storia di Fabiano Antoniani (rifiuto di riferirmi a lui con uno sterile Dj Fabo. Il dj è un mestiere e ricade nella sfera del "cosa fai" mentre parlando di persone preferisco restare nell'ambito del "CHI sei"). Fabiano è quello che, in famiglia, definirei un povero Cristo che si è visto crollare addosso tutto il mondo tranne un pezzetto. Faceva il dj e viveva di feste, viaggi e bella gente. Un incidente gli ha portato via tutto tranne la vita. Pressoché paralizzato, cieco e con grosse difficoltà ad esprimersi, dopo qualche anno dall'incidente arriva a pensare che per lui sarebbe meglio farla finita. Chi crede che non avrebbe gli stessi pensieri dovrebbe rileggere qui sopra e se continua a non averli, forse qualche problema ce l'ha.

Il fatto è che per l'ordinamento giuridico italiano la vita non è un bene disponibile così come non lo sono i propri organi e tessuti. Non puoi venderli ne barattarli. Non ti puoi suicidare.

Ma se uno sceglie liberamente di vendere un rene per pagarsi una vacanza alle Maldive, posso io decidere che non può farlo? Sono io il gestore della felicità delle persone?

Se un mio amico raggiunge un livello di disperazione estremo, esattamente come il povero Fabiano ma senza l'invalidità fisica, devo amarlo, compatirlo ed accompagnarlo da un bravo psichiatra o nel suo best interest mettere un colpo in canna alla mia Glock e lasciarlo da solo in una stanza con un bicchiere di vino che lo aiuti a trovare il coraggio per fare il resto?

E se lo accompagno da quel bravo psichiatra, il suo compito è quello di aiutarlo ad uscirne o di aiutarlo a coltivare l'idea del suicidio?

Io credo che Cappato sia quello che ha messo il colpo in canna per poi dare la pistola in mano ad un disperato. Un criminale pezzo di merda che ha montato un caso giudiziario sulla pelle di un povero Cristo che non ha potuto sopportare il dolore della vita che gli è toccata.

E la questione non è agevolare le scelte di chi non è in grado di farlo da solo. Lo dico a tutti quelli dalla mente aperta che si sono lasciati il medioevo alle spalle e che pontificano sulla giustizia intrinseca all'autodeterminazione. State attenti! State dicendo a tutti i disperati, che la loro vita è una merda e che se vogliono togliersi di mezzo hanno il vostro benestare.

Con che faccia riuscireste a dire a vostro fratello che lo amate e che lo assistereste nonostante le difficoltà ma che se decidesse di suicidarsi lo spingereste giù dal cornicione?

La mia speranza è che contro ogni pronostico, la Consulta sentenzi che la Costituzione e la legge oggi vigenti restino il sentiero da seguire e che chiunque pubblicizzi attui o semplicemente favorisca in qualunque modo la morte di qualcun'altro venga considerato niente di diverso dall'assassino che è; e che se qualcosa il Parlamento deve aggiornare, questa è l'accessibilità a fondi e personale per l'assistenza dei più deboli e delle famiglie a cui appartengono (si, voglio che lo Stato spenda valanghe di fondi pubblici per curare gente improduttiva e destinata SOLO a succhiare soldi dalle casse del Servizio Sanitario Nazionale prima di morire rantolando, magari, un astioso "governo ladro").

Se così non fosse, sarebbe del tutto analogo a Marco Cappato un Luca Traini qualsiasi, che dopo aver strutturato una campagna di sensibilizzazione, magari con l'aiuto di media orientati, di video, testimonianze e reportage struggenti, sparasse in testa ad un qualunque spacciatore per poi costituirsi e dichiarare davanti al giudice che il suo gesto altro non è stato che l'azione che ci si aspetta dallo Stato ma che, per una presunta sudditanza morale ad una certa ideologia, non arriva.

Così è stato in passato, così è oggi ma se così sarà possiamo ancora deciderlo.