mercoledì 12 dicembre 2018

Non è Sfera che uccide (anche se fa schifo).

Un grande della letteratura italiana del '900 ebbe l'ardire di sfidare la sensibilità dei più sostenendo, da una cattedra universitaria, che "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli". Io, che imbecille lo sono davvero e non oserei mai mettere in dubbio le analisi del prof. Eco, faccio la mia parte nel serrare i ranghi della legione di imbecilli che sproloquiano riguardo i fatti di Corinaldo.

Per quanto trovi stucchevole la retorica, in cui a volte mi capita di cadere, del confronto tra generazioni, non si può negare che prima di 50/60 anni fa non esistevano raduni notturni di adolescenti sballati. Hanno iniziato gli hippie, con i Beatles di "Lucy in the sky with diamonds", con Jimy Hendrix, che la leggenda vuole abituato ad incastrare gli acidi sotto la fascia che portava sulla fronte per fare in modo che sciolti dal sudore entrassero direttamente in contatto con il sangue di piccole ferite appositamente procurate nella zona, con Jim Morrison che pisciava sul pubblico dal palco... negli anni in cui questi signori venivano alla luce milioni di ventenni venivano ammazzati sui campi di battaglia in tutta Europa. Quello si, che è stato un profondo strappo generazionale. 
Poi però niente più guerre, niente più febbri spagnole, niente più guerre e niente più strappi generazionali. I padri nati in tempi duri hanno deciso di crescere i propri figli risparmiando loro le difficoltà sopportate nell'infanzia ed eccoci qua.
Sfera fa schifo.
Quattro quinti della produzione rap, trap, dubstep, rock, latino e pop fa schifo a livelli epocali. Lo schifo è davvero epico (sono si un imbecille ma sono anche superbo ed altezzoso) ma la cosa interessante è che risulta comunque orecchiabile e ti resta ben piantato in testa. 

I produttori discografici hanno affiancato in tutto e per tutto i grandi pubblicitari e la musica che diffondono non ha altro scopo che catturare l'attenzione del pubblico a livello viscerale. Avete presente i toni binaurali, che sono in grado, se correttamente modulati, di stimolare le onde elettromagnetiche del cervello e catalizzare questa o quella reazione fisiologica? Ecco: niente di troppo diverso. Un tono binaurale è però qualcosa di non vendibile. Siamo schietti: un gattino artigliato alle gonadi potrebbe essere più divertente.
La musica commerciale ha sviluppato strategie che mirano allo stesso risultato e che, con le dovute proporzioni, fanno in modo che un prodotto piaccia o meno. Nell'epoca di youtube, molto più che nell'epoca MTv, non si parla solo di musica ma di audio/video. Occorre creare quindi un prodotto complesso che sia in grado di presentare vari elementi attentamente equilibrati in modo da catturare l'attenzione il più efficacemente possibile.
Una bella sfida nell'epoca dei disturbi dell'attenzione!!
Un esempio di strategia musicale utilizzata per vendere senza troppo sforzo è quello che viene definito millennial whoop. E poi i bassi. I bassi mi fanno impazzire! Sarà per il mio passato da bassista ma quando sento un drop ignorante mi innamoro all'istante.
Stesso discorso vale per il relativo supporto video. Fotografia e regia non hanno niente della personale sensibilità di chi sta dietro la macchina da presa ma è tutto ben studiato per stimolare questa o quella sensazione nell'osservatore. Nello specifico, metti tanti bei culi in una bella festa in cui i partecipanti sembrano divertirsi e porti a casa la pagnotta.

Beninteso, sono consapevole del fatto che non sto analizzando un fenomeno che funziona così solo adesso. Colpire l'attenzione del possibile consumatore è la ragion d'essere della pubblicità e va da se che il pubblicitario più efficace è quello che sa innovarsi più dei concorrenti. Ma più dell'innovatore, quello che fa i soldi grossi è lo spregiudicato. Allargare il proprio bacino di acquirenti (se vogliamo anche di elettori) è del tutto legittimo! 
Ecco, magari quando allarghi il tuo bacino di acquirenti a dei bambini qualche remora dovresti averla.

Il problema, tuttavia, è di carattere esclusivamente culturale.
Con cultura non intendo discutere l'influenza di Kant nel pensiero di Kirkegaard, fumando un Romeo y Julieta, mentre si ossigena un Cardenal Mendoza nello snifter con una sonata di Mahler in sottofondo. Sarà che a Mahler preferisco Liszt, che al cubano preferisco il toscano e che al brandy preferisco il burbon, ma chi si da troppe arie di intellettualità non è diverso dal bullo che ti esclude dal suo gruppetto perché non hai le scarpe firmate.
La cultura che manca è la capacità di mettere in fila le proprie conoscenze, collegarle tra loro nei vari punti che le compongono e sviluppare un proprio pensiero con il quale filtrare l'osservazione che si fa del mondo. 
Questo è ovviamente possibile solo con la guida di un maestro. E tanti più maestri si hanno, tanto più le conoscenze e le interconnessioni tra loro sono cospicue e tanti più strumenti si hanno per interpretare la realtà. Realtà, che fa bene ricordarlo, è una sola: la Terra è rotonda, attira a se corpi che le si avvicinano ad una certa distanza e viene da  loro attratta!

E invece, nell'epoca della libera circolazione dei contenuti e delle idee, abbiamo rinnegato la figura del maestro: gli insegnanti sono inetti da insultare, i filosofi sono idioti che sparano paroloni incomprensibili, i preti tutti pedofili, i politici tutti corrotti, i medici lavorano per le case farmaceutiche... la colpa? Del maestro che dovrebbe insegnare ad imparare dai maestri: il padre.
Ma negli anni '50 i reduci dal fronte non avevano voglia di fare gli educatori (a ben vedere, direi: dovevano combattere la sindrome post traumatica da strress che non era ancora stata descritta e per questo venivano tacciati di essere semplicemente "scemi di guerra"), i loro figli hanno occupato le università negli anni '60 e '70, i figli di questi si sono massacrati nel nichilismo anarchico punk degli anni '80, poi la tecno e l'house dell'ecstasy nei '90 e gli ultimi venti anni lo conosciamo bene tutti.
Per questo abbiamo un esercito di bambini che a tredici anni si sono fatti da se, non vogliono più soffrire per amore, giurano che non berranno mai più, hanno sempre un preservativo nel portafogli, curano l'emicrania con il moment, sanno dimostrare con la ragione che Dio non esiste e all'una di notte sono a fare la fila per entrare in un locale a sentire un concerto.

Mi si consenta una piccola digressione all'insegna del "ai miei tempi". Mentre stendevo quest'ultimo paragrafo ho avuto un flash della mia infanzia, in cui ad ogni festa comandata in casa c'erano almeno venti persone di cui la metà erano bambini che correvano come unni tra le gambe degli adulti rincorrendosi rischiando di distruggere casa. A ripensarci oggi, era fantastica la scoppola tirata senza alcun motivo, di tanto in tanto, da adulto al bambino (maschio) che gli passasse vicino, un po' a voler dire "gioca e divertiti ma non ti dimenticare che sei un bambino e riga dritto!".

Torno serio.
Mai come adesso la produzione artistica è stata autoreferenziale ed onanista. 
Non è una questione di turpiloquio o di forme verbali: Achille Lauro che nella sua "Sembra di stare a Thoiry" usa una licenza poetica non più irriverente del futurismo di Marinetti e vorrei incontrare chi avesse il coraggio di fare le pulci a Guccini per la sua Avvelenata.
E' il nulla cosmico che elogia se stesso ad essere preoccupante. L'orizzonte della propria realizzazione si esaurisce nel consumo spasmodico di qualunque bene effimero ed alla riduzione dell'io e del prossimo al bene effimero da consumare.
Questo circolo vizioso che soffoca qualunque tentativo di elevazione dell'Essere, come scrivevo più su, non è tipico del genere trap, anche se questo si basa quasi esclusivamente sull' autocelebrazione e sull'ostentazione del consumo in se, ma è fondamentalmente trasversale. Un brano recente che ho particolarmente amato sin dai primi ascolti è Rockin' with the best dei P.O.D. Il ritornello recita "Who rocks the party, that rocks the body? I rock the party, that rocks the body You rock the party, that rocks the body (You're now rockin' with the best)" che tradotto senza troppe pretese esegetiche assomiglia a "Chi scuote la festa che ti scuote? Io scuoto la festa che ti scuote! Tu scuoti la festa che ti scuote! (E' il numero uno che ti scuote!)". Anche qui autoreferenzialità e poco altro (a me sembra di cogliere un tentativo di dissing nei confronti di Devil without a cause di Kid Rock, ma questa è un'altra storia).
Mi si dirà che anche Mina, con la sua Brava, ha voluto ostentare quanto sa fare. E' vero, ma vuoi mettere? Ad una con quella voce e con quella padronanza della tecnica direi che si può perdonare qualunque sterile velleità.

In conclusione, sono conscio del fatto che non avrebbero mai messo Verdi in cartellone se non avesse riempito i teatri (e quindi fatto guadagnare gli impresari) ma quello a cui assistiamo oggi è un'altra cosa. La musica popolare è il palloncino rosso di Pennywise, la caramella del pedofilo al parco: fa leva sugli istinti più bassi per indurre il pubblico a consumare il proprio tempo, la propria salute, il proprio equilibrio interiore e la propria vita tutta, in modo che questo sia remunerativo per chi muove i fili. E tutto il resto? Evaporato. E lascia l'uomo moderno alla mercee di chi lo considera un bancomat senza plafond.
E allora ascoltiamoci pure Sfera Ebbasta (a me piace di più G.bit) ma non dimentichiamoci che siamo naturalmente votati all'infinito e che valiamo molto di più dei 30 euro del biglietto, consumazione inclusa, di un concerto!

giovedì 6 dicembre 2018

Della legittima difesa di se e dei propri averi

Condivido alcune considerazioni personali circa i fatti di Arezzo che credo possano essere uno spunto di riflessione su tutti i casi simili riportati dalla stampa.
Come succede che l'uomo qualunque, quello che esce la mattina per andare al lavoro, quello che passa oltre mezza giornata lontano da casa per tirare su uno stipendio si trovi con un morto sulla coscienza?
Vorrei saltare a piè pari tutta la retorica sullo Stato assente e bla bla bla. Tutta fuffa sterile.
Presa coscienza del fatto che la sicurezza è effettivamente un problema quasi completamente nelle mani del singolo, come può l'uomo qualunque proteggere i propri averi senza dover ammazzare qualcuno?
Anzitutto si deve fare mente locale ed accettare che quello che accade nella realtà è lontano anni luce da ciò che siamo abituati ad immaginare.
Figuriamoci un brusco risveglio nel cuore della notte: abbiamo i sensi intorpiditi, la vista offuscata, la percezione dell'io nello spazio sballata e non siamo in grado di valutare immediatamente tutte le variabili di ciò che sta succedendo. Basterebbe una torcia puntata in faccia per finire KO. Se in quelle condizioni avessimo una pistola carica nell'immediata disponibilità, questa non sarebbe più utile di un cotton fioc!
Per poter far fronte ad un eventuale aggressore armato, si deve essere in grado di attuare quella che tecnicamente viene definita una reazione immediata discriminante e selettiva.
Immediata perché una volta identificata la minaccia il tempo di reazione deve tendere allo zero, discriminante perché si deve essere in grado di discriminare l'aggressore dalla propria moglie e selettiva perché se ci sono più aggressori va colpito per primo il più pericoloso.
Questo avviene in uno stato di forte stress, in cui il cuore batte più velocemente e l'adrenalina sequestra il sangue dalle estremità del corpo per far funzionare più efficientemente e più a lungo possibile gli organi vitali. E' verosimile che le mani prendano a tremare e sia pressoché impossibile mantenere la concentrazione. Alla faccia del sangue freddo che serve a gestire una situazione tendenzialmente letale.
D'altra parte anche il più esperto tra gli operatori del G.O.I. sa che uno scontro a fuoco è sempre un lancio di dadi e che in fase difensiva bisogna evitarlo il più a lungo possibile.
Restando ai fatti di cronaca più frequenti però ci accorgiamo che non si tratta quasi mai della banda di Arancia Meccanica ma di ladri comuni più o meno specializzati.
Tra loro, tutti sanno cosa rischiano e sanno che se alla fine del colpo vengono arrestati una "violazione di proprietà privata" pesa meno di un "furto", che a sua volta vale meno di un "lesioni", che a sua volta vale meno di un "sequestro di persona", che a sua volta vale meno di un "omicidio" che al mercato mio padre comprò.
E' verosimile che con un semplice "tana per il ladro", questo desista e, almeno per il momento, si ritiri e pertanto, con la stessa cifra spesa per ottenere un'arma è consigliabile munirsi di un buon impianto di allarme che faccia tanto rumore, tanta luce e che, soprattutto, faccia partire una segnalazione a chi è già in piedi e pronto ad intervenire.
A meno che non viviate a Fort Knox chiunque, con i grimaldelli nella serratura, vedesse attirata su di se l'attenzione in questa maniera se la darebbe a gambe.
Ma se il bottino custodito dovesse essere di reale valore tanto da giustificare un'incursione con, a questo punto, presa di ostaggi ci si troverebbe in una condizione di rimonta sullo spropositato vantaggio che avrebbero gli aggressori. Si avrebbe il tempo di svegliarsi, di fare mente locale e di valutare la strategia da utilizzare (si dovrebbe almeno averne valutate alcune nel momento in cui si è fatto installare l'allarme).
Nell'attesa che le FFOO o la vigilanza arrivino si deve però gestire la situazione in autonomia.
A questo punto è doverosa una piccola digressione per chiarire i ruoli interpretati.
Se si subisce un'aggressione, sia essa una semplice intrusione, una rapina o qualsiasi altra specie, la vittima fa la vittima e mai (MAI) il giudice ne tanto meno il boia.
Il compito da svolgere è limitare i danni.
Sparare alle spalle al ladro che scappa è aver giudicato un uomo colpevole, averlo condannato a morte ed averlo giustiziato.
Se non siete Stallone in Dredd, lasciate perdere o i danni anziché limitarli li avrete causati.
L'utilizzo di un'arma deve essere subordinato alla conoscenza e, nel limite del possibile, ad una buona padronanza della propria dotazione.
Per ottenerle c'è un solo modo: evitare Youtube e frequentare un poligono di tiro. Quelli che si vedono fare i fenomeni su internet sono sportivi o professionisti che sparano due o tre mila cartucce al mese e che per quel video hanno scelto la migliore tra le performance riprese. Sanno che in quell'occasione non rischiano di venire uccisi e colpiscono sagome immobili. La peggiore situazione in cui ci si può venire a trovare nella realtà, cercando di limitare i danni come sopra detto, è che davanti ci si trovi un energumeno disposto a morire e ad ammazzare, che si sposta, vedendoci, e tira verso di noi, che invece non vediamo troppo bene (il famoso lancio dei dadi).
Ora, se proprio si vuole un'arma questa deve essere tenuta lontana dal letto. Anche carica se lo si ritiene, ma lontana dal letto. In questo modo andando a recuperarla si ha qualche momento per riprendere conoscenza ed un po' di lucidità.
La legge italiana consente di detenere un notevole quantitativo di armi e munizioni (per i dettagli a riguardo rimando alla sezione dedicata nel sito della Polizia di Stato http://www.poliziadistato.it/…/16978-Armi_le_regole_per_es…/) ma sulla scelta la discrezionalità è totale.
Di seguito riporto alcune mie valutazioni pratiche che vantano carattere esclusivamente personale e teorico.
La migliore arma per la difesa abitativa, posto che si sia dotati di un impianto di allarme come sopra descritto, a mio avviso è un fucile a pompa.
La lunghezza della canna non deve essere troppo accentuata per consentire lo spostamento in spazi angusti come corridoi e porte e il calcio deve essere compreso.
I motivi di questa scelta ricadono su tre aspetti dell'impiego dell'arma.
Anzitutto essendo un'arma lunga più essere usata come un bastone: se si coglie l'intruso alle spalle, lo si può rendere inoffensivo senza sparargli (non siamo giudici o boia e dobbiamo solo limitare i danni).
Poi va considerato il rumore del caricamento di un fucile a pompa. Anche il più convinto obbiettore di coscienza saprebbe riconoscerlo e, ameno che non ci si trovi davanti di un ex reparti speciali dell'esercito romeno, sentendolo, in dieci minuti si ritroverebbe a gustare un gelato sul lungomare di Viareggio.
Se nonostante l'allarme con luci, sirene e chiamata, l'aver trovato lo stabile abitato e sentito il rumore del caricamento del fucile a pompa, il malintenzionato ha deciso imperterrito di giocarsi il tutto per tutto, è possibile utilizzare del munizionamento non letale. Con un cal.12 si può sparare, con il calcio ben saldo sulla spalla, una rosata in pallini di gomma che bucano la pelle, fanno un male maledetto ma, a meno che non si spari da un metro di distanza in pieno volto, non sono letali. L'utilizzo di munizionamento non letale è importante anche e soprattutto perché, nonostante lo stupore generale che leggo tra i commenti agli avvenimenti, i proiettili rimbalzano e una volta fuori dal vivo di volata, dove andranno a finire se mancano il bersaglio non lo può sapere nessuno. Non sia mai che finiscano in faccia alla propria moglie.
Nel caso in cui si riesca a chiudere l'intruso in una stanza non si sta compiendo un sequestro di persona e non si può essere perseguiti, a patto che si eviti di torturarlo e lo si consegni immediatamente agli organi competenti. Se invece si spara, il passaggio davanti al giudice è sempre ed in ogni caso inevitabile.
Ce ne sarebbero ancora molte da dire sulla legislazione vigente ma magari rimando ad un post futuro e dedicato.