La prima volta che ascoltai una
conferenza di Mauro Biglino (non me ne voglia, nella remota
eventualità nella quale dovesse trovarsi a leggere questa mia
riflessione, se non uso il titolo dott., che trovo riduttivo, ne
prof., che al contrario temo poter essere indebito) erano i tempi de
“Il Dio alieno della Bibbia” del 2011.
Un monologo di due ore minuziosamente
dettagliato nel quale dopo aver guadagnato la credibilità
dell'audience snocciolando un curriculum di tutto rispetto,
proseguiva ad esporre quella che doveva essere una tesi tanto
rivoluzionaria quanto sconvolgente.
Lascio al lettore il gusto della
ricerca e dell'ascolto di qualche suo contributo. Solo ad usare il
nome come chiave di ricerca su YouTube ci si trova davanti ad una
mole di video che rischia di far perdere la concezione del tempo.
Per riassumere brevemente la tesi in
questione, la Bibbia non avrebbe niente a che fare con il Dio cui si
votano ebrei e cristiani.
Partendo da una ricostruzione della
storia che ha portato alla versione attuale del testo sacro e
considerandolo alla stregua di un almanacco, ci troviamo davanti ad
un sadico ma inefficiente condottiero militare non umano (Jhwh) cui sarebbe
stata affidata la guida di un popolo umano (gli israeliti). Chi, nel lontano '94, avesse visto
Stargate non avrebbe difficoltà a comprendere ciò di cui stiamo
parlando.
Jhwh altri non sarebbe che un mortale
estremamente longevo (pare che la sua specie vivesse tra i 30000 e i
40000 anni) venuto da una precisa regione dello Spazio (da alcuni
versetti del Libro dei Salmi sembrerebbe risiedere nella
costellazione di Orione) per ordine di una specie a lui superiore che
tramite un'operazione di ingegneria genetica avrebbe creato gli
Adamiti, i quali, custoditi in Eden (un giardino recintato e
protetto), avrebbero ad un certo punto scoperto di potersi riprodurre
senza l'ausilio dei “creatori” e per questo furono sterminati
attraverso un'inondazione controllata (il celeberrimo diluvio altro
non sarebbe stato che lo svuotamento di una diga costruita a monte di
Eden).
Non posso negare che le conferenze di
Biglino abbiano esercitato ed esercitino tutt'ora un forte fascino ed
ammetto che non è raro che vada ad ascoltarmi anche solo degli
estratti.
C'è, però, un'importante precisazione
che Biglino ripete più volte in ogni intervento: lui non ha certezze
e “fa finta” che quello che si legge nella Bibbia voglia dire
esattamente quello che c'è scritto.
Questa precisazione è fondamentale
perché crea i presupposti per considerare l'Antico Testamento, come
ho per l'appunto precisato ad inizio post, una sorta di almanacco del
popolo ebraico discendente dei più antichi Adamiti.
Un approccio del genere si pone in
posizione diametralmente opposta a quella assunta dai teologi che
ritengono invece la Bibbia un libro sapienziale e quindi da
sottoporre ad esegesi ed interpretazione.
Mi è capitato uno scambio di parole
con un biblista amatoriale il quale mi disse di considerare la
Bibbia, oltre che un'opera, un genere letterario a sé.
Ecco che allora le strade sulle quali
intraprendere il viaggio biblico si dividono dal principio.
Come era prevedibile le critiche non
sono tardate e, per gli stessi motivi, non sono mancate neppure
strenue difese. Il principio è chiaro. Se screditi la Bibbia in
quanto libro sacro, crei i presupposti per la delegittimazione delle
grandi religioni monoteiste e, soprattutto, delle strutture
ecclesiali.
Togli Dio dalla Bibbia e togli ad ebrei
e cristiani il diritto di esistere (niente più preti e puoi fare
quel che vuoi. Ti pare niente?).
Personalmente non credo che questo
fosse lo scopo che Biglino si è prefisso quando ha iniziato a
divulgare i suoi studi. Anzi devo ammettere di essere fortemente
convinto della sana voglia di diffondere una scoperta personale in
grado, in un certo senso, di cambiarti la vita. Anche io se dall'oggi
al domani dovessi trovarmi davanti alle prove che ribaltano concetti
dati per assodati cercherei in tutti i modi di farlo sapere al mondo.
C'è però una questione della quale non riesco ancora a venire a capo.
Voglio provare a ricostruire questa mia
perplessità, magari ho la fortuna di incontrare qualcuno disposto a
discuterne e magari, fortuna chiama fortuna, ci aiutiamo a ragionare
sulla questione.
Facciamo finta che l'approccio di
Biglino sia quello corretto e che dunque, la Bibbia vada letta come
un almanacco (in realtà un'interpretazione resta imprescindibile
altrimenti anche come mera ricostruzione dei fatti non risulterebbe
esplicativa di tutte le questioni poste).
C'è questa specie aliena che crea
l'umanità, la distribuisce sul pianeta che ha colonizzato e la
affida a dei condottieri che la utilizzeranno per i loro giochi di
potere (pare che Alessandro Magno fosse un Elohim esattamente come
Jhwh ma decisamente più valoroso ed efficiente). Da qui ogni
racconto biblico è riconducibile a guerre e rapporti di potere tra
Elohim e gli eserciti a loro assegnati.
Ne consegue che tutta la teologia e la
saggezza giudaico-cristiana si sia fondata sulla manipolazione e
sullo stravolgimento degli eventi e che il solo scopo di queste fosse
quello di garantirsi una certa influenza sui popoli. Anche il Nuovo
Testamento sarebbe in realtà una rielaborazione di fatti ben poco
fraterni e pacifici.
Ciò che mi domando è se questo basti
per vanificare l'immenso patrimonio umanistico e filosofico che ne
consegue. Grattando un po' la suerficie di uno degli episodi presi in
esame da Biglino mi chiedo: se anche “non uccidere!” fosse un
comandamento, dettato da un essere finito al suo uomo sul campo,
rivolto al solo popolo a lui assegnato in un momento di forti tumulti
sociali e se anche la teologia cristiana avesse espanso l'area di
interesse a tutta l'umanità sulla base di non si capisce bene quale
dettame divino (?), non resta questo un insegnamento nuovo ed
assolutamente condivisibile? E in più, non resta valido oggi come allora essendo l'uomo del suo intimo rimasto lo stesso nonstante i circa 5000 anni che ci separano dagli eventi narrati?
Al netto dei comportamenti deprecabili
perpetrati dagli uomini, credo che il sentiero, tracciato dagli
insegnamenti che derivano dai testi in questione e dalla filosofia e
dalle religioni che ne conseguono, sia in tutto e per tutto una luce
divina che permette all'uomo di vivere in armonia con se stesso e con
i propri simili e di affrontare le questioni esistenziali che si
porta dietro da quando ha smesso di essere una delle tante specie
primate ed ha scoperto di essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio
(chi non cede nel trascendente può sostituire con “ha sviluppato
capacità, infinitamente superiori a qualunque altro essere vivente,
indipendentemente dalla propria volontà”).
Mi chiedo se, a questo punto,
l'approccio corretto non sia quello suggerito dal prof. Zichicchi il
quale considera il mondo come la coesistenza di una sfera immanente e
di una sfera trascendente da analizzarle separatamente senza cadere
nella tentazione di utilizzare una per spiegare l'altra.
E allora leggiamo la Bibbia chiedendo
alla storia ed all'archeologia di verificarne l'attendibilità dei
racconti, ma non dimentichiamoci di cercare l'insegnamento che gli autori, ispirati da una forza più intensa di quella che muove la nostra intelligenza, hanno voluto tramandarci.
Scoprire che la città di Sodoma sia stata effettivamente distrutta dall'alto con una pioggia di fuoco talmente potente da rendere infertile il terreno circostante per secoli è estremamente eccitante, ma non è altrettanto eccitante sentirsi dire che la salvezza dell'anima viene proposta fino alla fine e che solo chi la rifiuta con tutte le forze se la vede negata.?
Scoprire che la città di Sodoma sia stata effettivamente distrutta dall'alto con una pioggia di fuoco talmente potente da rendere infertile il terreno circostante per secoli è estremamente eccitante, ma non è altrettanto eccitante sentirsi dire che la salvezza dell'anima viene proposta fino alla fine e che solo chi la rifiuta con tutte le forze se la vede negata.?