Dover prendere le parti del proprio avversario per doverne scongiurare la vittoria incontrastata è già di per se una condizione imbarazzante. Figurarsi se la strategia di quell' avversario consiste nell' attrarre su di se l'intera attenzione mediatica con ogni mezzo ed espediente.
Contrastare la fulminea ascesa politica di Salvini e della sua Lega, alla luce della sua opposizione, è praticamente un'impresa impossibile se non si comprendono le sue strategie comunicative e non si propone una concreta via alternativa.
Parliamoci chiaro: non può essere vero che chi vota Lega è un semianalfabeta incline alla crudeltà!
Ho sentito il bisogno di formalizzare i miei pensieri dopo l'ultimo intervento del professor Galimberti ospite in diretta da Lilli Gruber[1].
Non è mia intensione paragonare la mia cultura e competenza a quella dell'accademico, ma non sarei un suo giusto estimatore se non confrontassi le mie idee con le sue. Umberto Galimberti mi appare come un personaggio intellettualmente controverso: riconosce e descrive accuratamente l'insorgenza della nuova religione mercantilistica che rimpiazza, a tutti gli effetti, Dio con il Mercato, ma rifiuta di fuggirne le cause, o se vogliamo gli strumenti che ne hanno consentito l'insorgere. Egli stesso descrive meticolosamente le nefaste conseguenze dell'aver rinnegato il cristianesimo ma rifiuta di abbracciarlo; "per non finire in manicomio" dice lui[2].
Riconosce che il mercato ha applicato all'uomo un cartellino con il prezzo, ma si spende a favore di progressi quali l'utero in affitto, aborto ed eutanasia.
D'altra parte, come biasimarlo?
Quanti di noi sono disposti a rinunciare alla dea Libertà personale in ossequio ad un vivere più umano?
Faccio mio l'interrogativo di Térèse Hargot[3], che si chiede se consapevoli dei danni che la pornografia infligge ai bambini, agli adolescenti e ai protagonisti delle scene, saremmo disposti a rinunciarvi, bandendola, per il loro bene a scapito della nostra "libertà" di fruirne.
Voglio sia chiaro che queste considerazioni non scalfiscono la stima nutrita per Galimberti né tantomeno vogliono screditarne il pensiero; è tuttavia necessario, in un'epoca i facili venerazioni messianiche, ristabilire l'ordine delle cose, nel quale rientra la fallibilità di ogni uomo.
Tornando all'origine di questo mio pensiero, interpellato dalla Gruber circa la personalità di Salvini, il terapeuta l'ha descritto come un bullo alla testa di un movimento fascista, seppur diverso da quello di Mussolini, la responsabilità della cui esistenza politica è da addossare ad un elettorato scarsamente colto e di facile indottrinamento. "Ora la accuseranno di far parte di una elite" dice in conclusione la Gruber, scimmiottando l'elettorato di quella compagine politica erede di ciò che è stato il centro destra.
Vivaddio che gli intellettuali possano mangiare delle loro idee, dico io! La pietra d'inciampo sta però nel fatto di considerare le situazioni soltanto parzialmente, rinunciando a quella visione d'insieme che è indispensabile per uscire da una dicotomia calcistica fatta di tifo acritico e facili sentimentalismi. E' davvero accettabile che un'intellettuale dello spessore di Galimberti dia degli idioti analfabeti agli elettori di una determinata parte politica?
Degradare allo stadio di bullo un leader politico ed a quello di idioti i suoi elettori rende automaticamente inaccettabile e deprecabile una qualunque idea politica che accomuni i due, rendendo conseguentemente auspicabile e salvifica qualunque alternativa.
Mi pare innegabile che, almeno nelle parole, la partita si giochi tra una corrente, per così dire, europeista-globalista ed una, per così dire sovranista.
Al di sotto di queste idee c'è l popolo, la plebe, proletariato, i poveri cristi. Questi non agognano che alla possibilità di lavorare dignitosamente in un settore che renda gratificante il proprio operato, a farsi una famiglia e a vivere in serenità; alcuni credono che la rappresentanza debba essere il più possibile centralizzata e competente per un territorio il più vasto possibile; altri credono che la rappresentanza debba essere fisicamente e burocraticamente ristretta a piccole comunità.
Ebbene spostare la narrazione politica sul piano del ritorno delle camere a gas è di una disonestà al limite dell'indecenza.
Potremmo soffermarci sulle reali intenzioni celate dalla propaganda, ed io sono il primo a mettere in dubbio la volontà di applicare le misure proposte, ma non è accettabile associare il desiderio di configurare uno Stato meno forte, più periferico ed efficiente a mire razziste e genocidiarie. Significa cercare di vincere una discussione screditando l'interlocutore. E significa, inoltre, non considerare l'enorme cultura letteraria, artistica e musicale che contraddistinse i gerarchi nazisti (Goering se ne vantò a Norimberga).
Ma la cosa meno accettabile è presupporre, giocoforza, la superiorità intellettuale e culturale di una parte di elettorato, smentita immediatamente alla messa in campo della strategia appena descritta.
Non è sufficiente l'ipocrisia di una stirata ammissione di trasversalità dell'idiozia di fronte a fatti indecenti (si prenda ad esempio gli auguri di morte al malato di cancro Mihajlovic, reo di aver pubblicamente dichiarato il proprio sostegno a Salvini).
No!
Se ad ogni intervento in merito si fa riferimento alla presunta inferiorità intellettiva, culturale e morale dell'avversario, si sta portando la discussione su un piano tanto meschino quanto indegno dell'intelligenza e della moralità che si presume di possedere.
I commentatori dovrebbero uscire da questa logica, dovrebbero abbandonare gli slogan che infiammano tanto i cuori dei sedicenti buoni quanto quelli dei cosiddetti cattivi.
O accettiamo che le persone sono incattivite da una situazione di umana miseria ormai insostenibile e danno pertanto libero sfogo alle proprie bassezze nei confronti dell'avversario, indipendentemente dal loro desiderio di stato centrale o periferico, o siamo condannati ad accusare qualcuno di seminare odio, mentre gongolanti nei nostri bei 70 anni di non belligeranza, garantiti a suon di kilotoni quiescenti, accettiamo di buon grado un bel cartellino con il prezzo; in un'epoca di costante black friday.
Ottimo
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