Come era prevedibile, il Parlamento ha deciso di non esprimersi sulla questione Cappato (di cui ho parlato qui), lasciando la parola alla Corte Costituzionale che, come annunciato, si è espressa a favore della modifica, o meglio stralcio, dell'articolo 580 c.p.[1]
Di fatto, chi ha usato un disabile disperato per una battaglia ideologica esponendolo mediaticamente per mesi, cercando di convincere l'opinione pubblica che dato il suo stato di disabile aveva ragione di volersi ammazzare, accompagnandolo in Svizzera dove un qualunque signor nessuno gli ha messo in vena un ago collegato ad una dose di pentobarbital ed in bocca un pulsante che quella sostanza avrebbe fatto finire nel sangue, aiutandolo ad ammazzarsi, non ha commesso alcun reato. O meglio, lo ha commesso, ma la legge che codifica quel reato, a quanto pare, è incostituzionale e quindi liberi tutti!
A dire dei supremi giudici non è punibile "chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli[2]".
Quattro condizioni dunque: condizione patologica irreversibile, somministrazione di terapie di sostegno vitale, sofferenze intollerabili dovute alla patologia e la scelta libera e consapevole.
Non so a voi, ma a me è balzata agli occhi un'analogia con l'ipocrita legge 194[3].
Un sottilissimo velo olografico che tenta di mascherare la realtà dei fatti, e cioè che da oggi in poi qualunque disperato potrà farsi ammazzare.
Quella maledetta ipocrisia che blatera di aiuto, supporto, sostegno, risoluzione dei problemi, ricerca di alternative, che detonano nel "serio pericolo per la sua salute fisica o psichica".
Se la storia insegna, dovremmo leggere anche oggi il tentativo di stravolgimento del senso comune, che voleva ieri scongiurare il ricorso all'aborto ed oggi far desistere il suicida.
Ora come allora, i promotori della nuova legge sull'assassinio del consenziente hanno fatto pornografia della disperazione di un disperato, romanzandone le vicende pur storpiandole[4], per far breccia nella coscienza dell'uomo comune, imponendo l'infantile idea della completa disponibilità di ciò che si possiede; come se la vita di qualcuno, foss'anche la propria, si possedesse.
Mi domando come sia possibile che, se negli anni '70 sia stato possibile far breccia nella mente di gente ignorante, oggi con la conoscenza a portata di click, lo sia stato altrettanto.
Non sarà forse che dietro la cortina fumogena dell'istruzione capillare si sia voluto mantenere estremamente bassa la capacità di analisi?
Sentire gente convinta di essere l'amministratore ultimo del proprio corpo e della propria vita, mi da l'impressione di un'umanità convinta che il sole vada a dormire la sera e si risvegli al mattino.
Cosa ne abbiamo fatto della nostra Umanità? Cosa ne abbiamo fatto della consapevolezza di essere, in una qualche misura, più unici ed irripetibili di un fiocco di neve?
Davvero è bastato togliere le eleganti uniformi di Hugo Boss da SS per non riconoscere più i più feroci carnefici che la storia ci abbia presentato?
Ora che la guerra è persa, siamo condannati ad assistere allo sterminio senza quartiere del debole, alla feroce deumanizzazione di ognuno, a sperare di non cadere mai per non incorrere nel rischio di essere sacrificati sull'altare della purezza della razza.
In maniera del tutto cinica, viene da sperare che la prossima vittima della follia omicida liberal-radicale, sia l'insacrificabile, che per un beffardo scherzo del destino risponda alle quattro ipocrite condizioni per essere ammazzato.
Ma so già che non sarà così.
Ciò che ci aspetta è lo spietato massacro dei più deboli, che si perpetrerà fino all'eccesso tanto osceno da risvegliare d'un colpo la coscienza assopita dell'uomo comune ridotto a mera merce di scambio, che in un sussulto di umano orgoglio rivendicherà la propria natura divina.
Prepariamoci, perché quelli che ci si parano dinnanzi sono tempi oscuri, segnati dalla conta dei morti alla quale sopravviveranno solo i più tenaci.
A questi, sarà affidata la ricostruzione dell'umanità martirizzata.
giovedì 26 settembre 2019
lunedì 23 settembre 2019
La battaglia triste ma bella delle spogliarelliste di Sheffield
Ribloggato da Breviarium.eu
Una settimana fa il Guardian ha pubblicato una notizia che in Italia è stata ripresa solo dall’Uffpost e Linkiesta, testate piuttosto progressist-arcobaleno: lo strip club Spearmint Rhino (parte di una catena presente in UK, US e Australia) di Sheffield ha vinto una battaglia legale durata anni e resta aperto.
A febbraio scorso un gruppo femminista anti porno e anti strip club, al grido “not buying it”, aveva deciso di assoldare investigatori privati per filmare all’interno del locale le attività illecite delle ballerine per far chiudere il locale: è riuscita a presentare 74 violazioni filmate, consistenti sostanzialmente in contatti (meglio sarebbe dire palpeggiamenti) tra ballerine e clienti, vietati per avere la licenza da strip club. Secondo il gruppo femminista, i filmati proverebbero molestie e abusi, sempre molto diffusi dove si pratica lo strip.
Le ballerine del club, però, hanno nettamente rifiutato l’etichetta di vittime involontarie ed hanno replicato denunciando gli investigatori di revenge porn, per averle filmate senza il loro consenso.
Leggiamo su linkiesta:
Ad Atlantic City esiste un gruppo di donne evangeliche che gira per strip club di sera regalando pancake rosa alle ballerine “per farle sentire amate da Dio”, senza osare fare prediche né emettere giudizi. Una di queste ballerine testimoniò loro di essere una madre single e di preferire un lavoro così, due sere a settimana, lasciando i figli dai genitori, piuttosto che fare la commessa in un supermercato tutto il giorno e non vedere mai i suoi bambini. La dignità personale non è un valore assoluto e passa generosamente in secondo piano quando si tratta di portare a casa i soldi per far campare la famiglia. E questo è il vero tragico motore degli strip club e di tutti i lavori, come la prostituzione o la pornografia, che prosperano sulla pelle delle donne, che non vorrebbero essere schiave né della povertà moralista, né della volgarità maschilista.
Alla pubblicazione della sentenza di Sheffield, le ballerine hanno esultato in strada, tra cartelli colorati e vestiti sgargianti, ma davvero i loro sono visi di donne qualunque, alcune persino senza trucco, nemmeno appariscenti: spogliarelliste per necessità, appese al loro posto di lavoro con tenacia, come gli operai dell’ILVA mentre la fabbrica sputa veleni che uccidono i loro compaesani.
La necessità primaria, sopra ogni altro valore morale, sociale, psicologico è mantenere il posto di lavoro e le poche precarie tutele sociali ad esso associate. Gli ideali contro lo stipendio non possono vincere.
E davvero è aspra la povertà in questo mondo tecnologico, dove si punta ad eliminare persino il contante, cosicché nessuno abbia nemmeno uno spiccio da dare con leggerezza; dove senza un conto corrente, un cellulare e una e-mail non puoi accedere a nessun servizio, reclamare nessun diritto; dove la solitudine accerchia e se hai dei bambini da difendere non puoi contare su nessuno; dove il bisogno è uno stigma di stupidità, perché te la sei cercata; dove il sistema sanitario propone l’aborto come soluzione alla povertà; dove lasciar vivere un debole è considerato egoismo, perché sottrae risorse a chi è produttivo; dove conta solo quanto guadagni.
E allora combattere per salvare l’anima delle donne senza offrire un’alternativa concreta diventa un’azione ideologicamente astratta. Le donne si sono già vendute, si sono messe sul mercato da sole, quando hanno finito il cibo nella dispensa e hanno scoperto che con la dignità non si mangia. Sopra ogni cosa, concausa di questa situazione è la solitudine, figlia a volte di una distorta idea di emancipazione, a volte di sfortunate relazioni, a volte dura eredità di situazioni familiari disastrate già all’origine. Un femminismo che, nella sua cieca lotta contro il patriarcato opprimente, invoca la solitudine amazzone come soluzione a tutti i problemi e poi oscilla isterico tra una libertà sessuale senza limiti e un moralismo censore misantropo, non risolve nessuno dei guai delle donne, ma, se mai, ne crea dei nuovi.
Perduta chissà dove l’alleanza tra l’uomo e la donna, nei meandri di un rifiuto aprioristico di ogni forma di tradizione, la nuova Eva, nella sua lotta quotidiana per ridare significato alle cose di sempre, come la relazione con l’uomo, si trova costretta a chiamare libertà quel che è solo antica, povera, classica necessità.
di Lucia Scozzoli.
Una settimana fa il Guardian ha pubblicato una notizia che in Italia è stata ripresa solo dall’Uffpost e Linkiesta, testate piuttosto progressist-arcobaleno: lo strip club Spearmint Rhino (parte di una catena presente in UK, US e Australia) di Sheffield ha vinto una battaglia legale durata anni e resta aperto.
A febbraio scorso un gruppo femminista anti porno e anti strip club, al grido “not buying it”, aveva deciso di assoldare investigatori privati per filmare all’interno del locale le attività illecite delle ballerine per far chiudere il locale: è riuscita a presentare 74 violazioni filmate, consistenti sostanzialmente in contatti (meglio sarebbe dire palpeggiamenti) tra ballerine e clienti, vietati per avere la licenza da strip club. Secondo il gruppo femminista, i filmati proverebbero molestie e abusi, sempre molto diffusi dove si pratica lo strip.
Le ballerine del club, però, hanno nettamente rifiutato l’etichetta di vittime involontarie ed hanno replicato denunciando gli investigatori di revenge porn, per averle filmate senza il loro consenso.
Leggiamo su linkiesta:
Charlotte Mead, capo dell’associazione Sheffield Women’s Equality e sostenitrice di Not Buying it, non si dà per vinta, dice che continueranno la campagna dato che gli strip club son luoghi che «contribuiscono a una cultura in cui gli uomini si sentono in diritto sui corpi delle donne» e che danneggiano la parità di genere. Meera Kulkarni del Sheffield Rape and Sexual Abuse Centre afferma quanto le donne che lavorano negli strip club abbiano spesso un passato di abuso e violenza sessuale. Affermazioni non gradite alle ballerine, come Heather Watson, che dichiara al The Guardian che, pur ammettendo che ci sia molto lavoro ancora da fare per rendere “l’industria più sicura e giusta”, «non siamo oggetti sessuali come siamo state descritte». Aggiungendo: «Siamo complesse e sfaccettate come chiunque altro e in realtà i clienti ci trattano come persone, più delle presunte femministe», rifiutando così a piè pari il ruolo di vittime. Rosa Vince, ricercatrice di filosofia specializzata in oggettivazione sessuale e residente a Sheffield, si è dichiarata contraria alla campagna: «Come femministe dobbiamo preoccuparci del consenso al contatto sessuale, e questo implica credere alle donne quando affermano che il consenso è presente, così come quando dicono che è assente». Ha sostenuto che, in caso di problemi di sfruttamento o di cattive condizioni di lavoro, la soluzione non era quella di far di tutto per chiudere il locale ma di aiutare le lavoratrici ad acquisire maggiori tutele.C’è da domandarsi di quali maggiori tutele si parli: assistenza sanitaria? Corsi di autodifesa? O piuttosto la ricerca di un impiego più rispettoso della dignità delle donne?
Ad Atlantic City esiste un gruppo di donne evangeliche che gira per strip club di sera regalando pancake rosa alle ballerine “per farle sentire amate da Dio”, senza osare fare prediche né emettere giudizi. Una di queste ballerine testimoniò loro di essere una madre single e di preferire un lavoro così, due sere a settimana, lasciando i figli dai genitori, piuttosto che fare la commessa in un supermercato tutto il giorno e non vedere mai i suoi bambini. La dignità personale non è un valore assoluto e passa generosamente in secondo piano quando si tratta di portare a casa i soldi per far campare la famiglia. E questo è il vero tragico motore degli strip club e di tutti i lavori, come la prostituzione o la pornografia, che prosperano sulla pelle delle donne, che non vorrebbero essere schiave né della povertà moralista, né della volgarità maschilista.
Alla pubblicazione della sentenza di Sheffield, le ballerine hanno esultato in strada, tra cartelli colorati e vestiti sgargianti, ma davvero i loro sono visi di donne qualunque, alcune persino senza trucco, nemmeno appariscenti: spogliarelliste per necessità, appese al loro posto di lavoro con tenacia, come gli operai dell’ILVA mentre la fabbrica sputa veleni che uccidono i loro compaesani.
La necessità primaria, sopra ogni altro valore morale, sociale, psicologico è mantenere il posto di lavoro e le poche precarie tutele sociali ad esso associate. Gli ideali contro lo stipendio non possono vincere.
E davvero è aspra la povertà in questo mondo tecnologico, dove si punta ad eliminare persino il contante, cosicché nessuno abbia nemmeno uno spiccio da dare con leggerezza; dove senza un conto corrente, un cellulare e una e-mail non puoi accedere a nessun servizio, reclamare nessun diritto; dove la solitudine accerchia e se hai dei bambini da difendere non puoi contare su nessuno; dove il bisogno è uno stigma di stupidità, perché te la sei cercata; dove il sistema sanitario propone l’aborto come soluzione alla povertà; dove lasciar vivere un debole è considerato egoismo, perché sottrae risorse a chi è produttivo; dove conta solo quanto guadagni.
E allora combattere per salvare l’anima delle donne senza offrire un’alternativa concreta diventa un’azione ideologicamente astratta. Le donne si sono già vendute, si sono messe sul mercato da sole, quando hanno finito il cibo nella dispensa e hanno scoperto che con la dignità non si mangia. Sopra ogni cosa, concausa di questa situazione è la solitudine, figlia a volte di una distorta idea di emancipazione, a volte di sfortunate relazioni, a volte dura eredità di situazioni familiari disastrate già all’origine. Un femminismo che, nella sua cieca lotta contro il patriarcato opprimente, invoca la solitudine amazzone come soluzione a tutti i problemi e poi oscilla isterico tra una libertà sessuale senza limiti e un moralismo censore misantropo, non risolve nessuno dei guai delle donne, ma, se mai, ne crea dei nuovi.
Perduta chissà dove l’alleanza tra l’uomo e la donna, nei meandri di un rifiuto aprioristico di ogni forma di tradizione, la nuova Eva, nella sua lotta quotidiana per ridare significato alle cose di sempre, come la relazione con l’uomo, si trova costretta a chiamare libertà quel che è solo antica, povera, classica necessità.
venerdì 20 settembre 2019
The european way of life
Leggo su Repubblica un articolo[1] a firma di Ursula von der Leyen, neo-nominata Presidente della Commissione Europea.
Nonostante l'immenso potere conferitole, la stragrande maggioranza dei cittadini europei non tedeschi non ha la più pallida idea di chi sia. Per farla breve: una fedelissima di fräu Merkel, ministro della difesa e, ovviamente, europeista della prima ora.
Cosa ci dice colei che deciderà quanto potremo curarci dei fatti nostri e quanto invece dovremo curarci delle impellenze europee?
Ci dice quanto sia prezioso l' european way of life, che "non ha bisogno di spiegazioni: è semplicemente la realtà quotidiana". "Per me" dice "la miglior descrizione dello stile di vita europeo è quella racchiusa nell'articolo 2 del Trattato" e cioè che "l'Unione si fonda sui valori della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società fondata sul pluralismo, sulla tolleranza, sulla giustizia, sulla solidarietà e sulla non discriminazione.[2]"
L'articolo prosegue, per chi avesse voglia di leggerlo fino in fondo è linkato ad inizio post.
Io l'ho fatto e nel commento mi fermo qui. Ho già letto abbastanza cazzate.
Ora, delle due l'una: o fräu von der Leyen è una mitomane, ed in tal caso inadatta a ricoprire qualunque carica di responsabilità, o mente sapendo di mentire, il che sarebbe ancora più grave!
Voglio, col beneficio del dubbio, prendere per buona l'ipotesi della buona fede ma allora è d'obbligo chiedersi dove viva 'sta qui.
Parla di dignità, di libertà, di democrazia... di diritti umani!
Mioddio ma è davvero possibile uno scollamento tanto profondo tra chi rappresenta (?) il popolo ed il popolo stesso?
Partendo dal presupposto che di crucchi, di succhia lumache e di puttanieri tossici me ne importa meno di niente, in Italia oggi non c'è niente di tutto questo!
E' sempre Repubblica[3] a darci i numeri del lavoro agricolo nel nostro paese e scopriamo che un milione sono i braccianti, di cui il 72% cittadini italiani, pagati mediamente tre euro l'ora (3 EURO L'ORA!!!!!), irregolari per il 43%.
A questi poveri cristi, che vivono una condizione indegnamente precaria, sotto pagati, deprivati di qualunque diritto del lavoro, derubati della possibilità di vivere una qualunque vita che non preveda un campo e qualcosa da coltivare, vogliamo davvero parlare dell' european way of life?
Le privatizzazioni selvagge si susseguono dai primi anni '90 e ci stiamo ancora chiedendo se non fosse che, forse, senza che nessuno abbia potuto prevedere, sia successo qualcosa per cui questo processo perfetto ha portato a risultati disastrosi.
Per farsi un'idea di quanta gente è salariata da qualche straniero basta dare un occhio a questo articolo[6] di Agi, che essendo vecchio di un anno pecca di incompletezza.
Considerando il peggior scenario possibile si consideri le vicende Whirlpool[7] e le si applichi a tutte le aziende in mano straniera. Se un consiglio di amministrazione di un fondo di investimenti[8] straniero decide, in maniera del tutto arbitraria, che quella data azienda presenta un esubero di mille unità, significa che dall'oggi al domani per volere di non si sa bene chi, mille famiglie si ritrovano senza uno stipendio. E il Governo che fa? I sindacati che fanno?
Si preoccupano di tenere intatto l' european way of life a dispetto della dignità e della libertà di quelle mille famiglie.
Nell'800 almeno il padrone potevi scannarlo: that's globalization babe!
Un enorme hub finanziario come la UE, tratta con un enorme hub finanziario come Washington o Pechino dove le norme sono diverse e quella che amano chiamare competitività non è altro che un'asta al ribasso per i salari e per i diritti della plebe.
Per fare un esempio tangibile di come quanto su scritto sia reale e non il frutto dei condizionamenti imposti da famigerati partiti populisti, sovranisti, nazionalisti, ricordo dall'incontro che ho avuto qualche giorno fa con un amico, che per inciso è quello con le emorroidi e la disfunzione erettile.
Lavora per una grossa multinazionale che fattura miliardi di euro l'anno con decine di sedi nella sola Italia. Ovviamente le tasse le paga in Irlanda; ovviamente è attenta "al pluralismo, alla tolleranza, alla giustizia, alla solidarietà ed alla non discriminazione"; ovviamente tutti i suoi co-worker sono costantemente perfetti, sorridenti, smart, disponibili a realizzare ogni desiderio dei customer, proiettati alla mission e sempre desiderosi di nuovi training, con un coach sempre a disposizione...
Ebbene, pare abbiano mancato uno o più goal e quindi via cinquanta risorse (si, un uomo o una donna è ne più ne meno che un barile di petrolio). Attenzione però, perché non sono stati cacciati in malo modo: con aria leggermente compunta è stato loro comunicato che sfortunatamente sono venute a mancare le condizioni per l'ennesimo rinnovo del contratto mensile ottenuto ed agognato dopo mesi di stage mal retribuito.
E così, tanti saluti Giulia (nome di fantasia). Sticazzi che hai un figlio di due anni!
Tanti saluti Giulio (nome di fantasia). Un terzo dello stipendio lo hai sputtanato in alloggio e viaggi per raggiungere la nostra sede a 600 km da casa tua, ma non volevi un lavoro dinamico? Te ne abbiamo dato l'oppurtunità...
Tanti saluti Maria (nome di fantasia). Hai 20 anni e da stasera dovrete vivere con il solo stipendio del tuo ragazzo sperando che almeno a lui il contratto verrà rinnovato, ma vuoi mettere il brivido dell'avventura? Non è noioso il posto fisso[9]?
Tanti saluti Mario (nome di fantasia). A cinquant'anni, vai tranquillo che un bel lavoro lo trovi presto!
E mi raccomando, quando nel prossimo posto di lavoro cercherete, senza trovarlo, il biliardino in mensa ricordatevi di quanto siamo stati buoni!
In compenso però, mi diceva quel mio amico, di come siano molto propensi a collaborare per l'integrazione degli immigrati, preferibilmente quelli arrivati recentemente via mare, quelli semi analfabeti che stentano a tenere una penna in mano. Solo qualche mese però; appena finiscono i fondi pubblici, via Ahmed e dentro Muhammad. E' solo per pura casualità che nessuno di questi dopo il periodo di integrazione abbia imparato a parlare la lingua o a scrivere ma solo a tirare un transpallet.
Noi siamo buoni, ma se sei negro più di tanto non puoi pretendere!
In compenso però, quelli che non sono arrivati via mare, con le loro stupide pretese di ferie e vacanze, tra un trimestrale e l'altro, possono viaggiare liberamente con la sola carta di identità. Un Roma-Parigi costa quanto una pizza ed una birra: e allora zaino in spalla e si va ad allargare le vedute!
Qualcuno si è chiesto come si faccia a far volare un aereo con 20€?
Lo sappiamo tutti ormai, ma il tasso di assuefazione alla propaganda europeista è tale da farcelo ignorare: i dipendenti delle low-cost sono schiavi[10]!
Ad ogni modo, mi impegno ad approfondire la questione nuovi schiavi in post futuri in cui racconterò le storie dei plebei miei consimili che ho incontrato negli anni.
Vi prego però, ignorate le parole vuote di questi psicotici al potere: il loro unico scopo è mantenerci in condizioni pietose per garantire l'alto fatturato della finanza!
Ah, e se vi venisse voglia di andare a Parigi[11], valutate l'idea di spendere quei 50€ in un bel ristorante sotto casa, che sapete essere gestito da qualcuno che ama il proprio mestiere e cerca di farlo onestamente.
Nonostante l'immenso potere conferitole, la stragrande maggioranza dei cittadini europei non tedeschi non ha la più pallida idea di chi sia. Per farla breve: una fedelissima di fräu Merkel, ministro della difesa e, ovviamente, europeista della prima ora.
Cosa ci dice colei che deciderà quanto potremo curarci dei fatti nostri e quanto invece dovremo curarci delle impellenze europee?
Ci dice quanto sia prezioso l' european way of life, che "non ha bisogno di spiegazioni: è semplicemente la realtà quotidiana". "Per me" dice "la miglior descrizione dello stile di vita europeo è quella racchiusa nell'articolo 2 del Trattato" e cioè che "l'Unione si fonda sui valori della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società fondata sul pluralismo, sulla tolleranza, sulla giustizia, sulla solidarietà e sulla non discriminazione.[2]"
L'articolo prosegue, per chi avesse voglia di leggerlo fino in fondo è linkato ad inizio post.
Io l'ho fatto e nel commento mi fermo qui. Ho già letto abbastanza cazzate.
Ora, delle due l'una: o fräu von der Leyen è una mitomane, ed in tal caso inadatta a ricoprire qualunque carica di responsabilità, o mente sapendo di mentire, il che sarebbe ancora più grave!
Voglio, col beneficio del dubbio, prendere per buona l'ipotesi della buona fede ma allora è d'obbligo chiedersi dove viva 'sta qui.
Parla di dignità, di libertà, di democrazia... di diritti umani!
Mioddio ma è davvero possibile uno scollamento tanto profondo tra chi rappresenta (?) il popolo ed il popolo stesso?
Partendo dal presupposto che di crucchi, di succhia lumache e di puttanieri tossici me ne importa meno di niente, in Italia oggi non c'è niente di tutto questo!
E' sempre Repubblica[3] a darci i numeri del lavoro agricolo nel nostro paese e scopriamo che un milione sono i braccianti, di cui il 72% cittadini italiani, pagati mediamente tre euro l'ora (3 EURO L'ORA!!!!!), irregolari per il 43%.
A questi poveri cristi, che vivono una condizione indegnamente precaria, sotto pagati, deprivati di qualunque diritto del lavoro, derubati della possibilità di vivere una qualunque vita che non preveda un campo e qualcosa da coltivare, vogliamo davvero parlare dell' european way of life?
Come dovrebbero accogliere le parole della neo Ministro Bellanova, dell' ipereuropeista governo Conte-bis, che in diretta TV[4] ha sostenuto di aver ricevuto chiamate da parte di industrie agricole che la supplicano di aprire i porti altrimenti i raccolti vanno a male?
O come dovrebbero accogliere gli stessi le dichiarazioni della stessa Bellanova riguardo la ratifica del CETA[5] che, in sostanza, prevede l'importazione di prodotti agricoli, e non solo, da oltre Atlantico?Le privatizzazioni selvagge si susseguono dai primi anni '90 e ci stiamo ancora chiedendo se non fosse che, forse, senza che nessuno abbia potuto prevedere, sia successo qualcosa per cui questo processo perfetto ha portato a risultati disastrosi.
Per farsi un'idea di quanta gente è salariata da qualche straniero basta dare un occhio a questo articolo[6] di Agi, che essendo vecchio di un anno pecca di incompletezza.
Considerando il peggior scenario possibile si consideri le vicende Whirlpool[7] e le si applichi a tutte le aziende in mano straniera. Se un consiglio di amministrazione di un fondo di investimenti[8] straniero decide, in maniera del tutto arbitraria, che quella data azienda presenta un esubero di mille unità, significa che dall'oggi al domani per volere di non si sa bene chi, mille famiglie si ritrovano senza uno stipendio. E il Governo che fa? I sindacati che fanno?
Si preoccupano di tenere intatto l' european way of life a dispetto della dignità e della libertà di quelle mille famiglie.
Nell'800 almeno il padrone potevi scannarlo: that's globalization babe!
Un enorme hub finanziario come la UE, tratta con un enorme hub finanziario come Washington o Pechino dove le norme sono diverse e quella che amano chiamare competitività non è altro che un'asta al ribasso per i salari e per i diritti della plebe.
Per fare un esempio tangibile di come quanto su scritto sia reale e non il frutto dei condizionamenti imposti da famigerati partiti populisti, sovranisti, nazionalisti, ricordo dall'incontro che ho avuto qualche giorno fa con un amico, che per inciso è quello con le emorroidi e la disfunzione erettile.
Lavora per una grossa multinazionale che fattura miliardi di euro l'anno con decine di sedi nella sola Italia. Ovviamente le tasse le paga in Irlanda; ovviamente è attenta "al pluralismo, alla tolleranza, alla giustizia, alla solidarietà ed alla non discriminazione"; ovviamente tutti i suoi co-worker sono costantemente perfetti, sorridenti, smart, disponibili a realizzare ogni desiderio dei customer, proiettati alla mission e sempre desiderosi di nuovi training, con un coach sempre a disposizione...
Ebbene, pare abbiano mancato uno o più goal e quindi via cinquanta risorse (si, un uomo o una donna è ne più ne meno che un barile di petrolio). Attenzione però, perché non sono stati cacciati in malo modo: con aria leggermente compunta è stato loro comunicato che sfortunatamente sono venute a mancare le condizioni per l'ennesimo rinnovo del contratto mensile ottenuto ed agognato dopo mesi di stage mal retribuito.
E così, tanti saluti Giulia (nome di fantasia). Sticazzi che hai un figlio di due anni!
Tanti saluti Giulio (nome di fantasia). Un terzo dello stipendio lo hai sputtanato in alloggio e viaggi per raggiungere la nostra sede a 600 km da casa tua, ma non volevi un lavoro dinamico? Te ne abbiamo dato l'oppurtunità...
Tanti saluti Maria (nome di fantasia). Hai 20 anni e da stasera dovrete vivere con il solo stipendio del tuo ragazzo sperando che almeno a lui il contratto verrà rinnovato, ma vuoi mettere il brivido dell'avventura? Non è noioso il posto fisso[9]?
Tanti saluti Mario (nome di fantasia). A cinquant'anni, vai tranquillo che un bel lavoro lo trovi presto!
E mi raccomando, quando nel prossimo posto di lavoro cercherete, senza trovarlo, il biliardino in mensa ricordatevi di quanto siamo stati buoni!
In compenso però, mi diceva quel mio amico, di come siano molto propensi a collaborare per l'integrazione degli immigrati, preferibilmente quelli arrivati recentemente via mare, quelli semi analfabeti che stentano a tenere una penna in mano. Solo qualche mese però; appena finiscono i fondi pubblici, via Ahmed e dentro Muhammad. E' solo per pura casualità che nessuno di questi dopo il periodo di integrazione abbia imparato a parlare la lingua o a scrivere ma solo a tirare un transpallet.
Noi siamo buoni, ma se sei negro più di tanto non puoi pretendere!
In compenso però, quelli che non sono arrivati via mare, con le loro stupide pretese di ferie e vacanze, tra un trimestrale e l'altro, possono viaggiare liberamente con la sola carta di identità. Un Roma-Parigi costa quanto una pizza ed una birra: e allora zaino in spalla e si va ad allargare le vedute!
Qualcuno si è chiesto come si faccia a far volare un aereo con 20€?
Lo sappiamo tutti ormai, ma il tasso di assuefazione alla propaganda europeista è tale da farcelo ignorare: i dipendenti delle low-cost sono schiavi[10]!
Ad ogni modo, mi impegno ad approfondire la questione nuovi schiavi in post futuri in cui racconterò le storie dei plebei miei consimili che ho incontrato negli anni.
Vi prego però, ignorate le parole vuote di questi psicotici al potere: il loro unico scopo è mantenerci in condizioni pietose per garantire l'alto fatturato della finanza!
Ah, e se vi venisse voglia di andare a Parigi[11], valutate l'idea di spendere quei 50€ in un bel ristorante sotto casa, che sapete essere gestito da qualcuno che ama il proprio mestiere e cerca di farlo onestamente.
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