martedì 17 maggio 2016

Puppies Vs. Neighboors

Ammettere di avere un pessimo rapporto con l'opinione pubblica è una doverosa premessa alle righe che sto per riempire.
Trovo che troppo spesso troppa gente non sa, non vuole o non può (a quest'ultima ipotesi credo ben poco ma non voglio precludermi il lusso di pensare che ci sia ancora gente curiosa) andare oltre il guscio più esterno dell' apparenza che circonda le dichiarazioni di personaggi generalmente influenti.

Questa sera voglio riflettere su quanto detto da papa Francesco qualche giorno fa sugli animali domestici e sui vicini di casa Guarda il video.


L'invito del papa è chiaro: non confondere i sentimenti e ricordare la presenza di Dio nel prossimo.
L'allusione a chi, parole sue, prova compassione (scambiandola per pietà) verso gli animali e rimane indifferente davanti alle sofferenze dei fratelli è se non doverosa quantomeno legittima.

Chi, come me, ha il vizio di voler capire cosa dicono i leader prima di farsi un'idea a riguardo dovrebbe aver capito che l'accezione dei termini che utilizziamo nel linguaggio comune non corrisponde con quella dei teologi e dei pensatori.
Un dono dello Spirito Santo che tante volte viene frainteso o considerato in modo superficiale, e invece tocca nel cuore la nostra identità e la nostra vita cristiana: si tratta del dono della pietà. Bisogna chiarire subito che questo dono non si identifica con l’avere compassione di qualcuno, avere pietà del prossimo, ma indica la nostra appartenenza a Dio e il nostro legame profondo con Lui, un legame che dà senso a tutta la nostra vita e che ci mantiene saldi, in comunione con Lui, anche nei momenti più difficili e travagliati. UDIENZA GENERALEPiazza San PietroMercoledì, 4 giugno 2014
Con questa premessa è quindi fondamentale interpretare le parole del papa attribuendo loro il giusto significato; d'altra parte non è raro che il significato delle parole venga frainteso quando non addirittura volutamente stravolto per attribuire ad una frase un senso del tutto arbitrario.

Alla luce di questa breve digressione è immediatamente chiaro che chi considera la pietà un sentimento di totale appartenenza a Dio e, contemporaneamente, Dio stesso vivente nel prossimo ("In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me." Mt 25,40) non può che considerare l'attenzione ai bisogni dei fratelli (anche qui, immagino con ragionevole convinzione che il papa non si riferisse agli altri figli dei nostri genitori) prioritaria rispetto qualunque altra questione.
Se vogliamo davvero ridurre il cristianesimo ai minimi termini, non possiamo infatti trascurare l'insegnamento primo di Cristo ("Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri." Gv 13,34").

Credo però che la piena dignità e veridicità delle parole del pontefice risiedano, se non nella concezione religiosa dell'umano e delle relazioni, nella semplice osservazione del mondo con occhio sufficientemente critico.
L'uomo è si un animale ma con peculiarità che lo rendono quasi un quarto componente del regno degli esseri viventi. Nessun' altro essere vivente tende naturalmente ad un'elevazione spirituale, nessun' altro essere vivente ha sviluppato la coscienza di se legata alla conoscenzanessun' altro essere vivente ha bisogno dell' arte e potrei continuare ancora per molto ad elencare le caratteristiche che differenziano qualunque essere umano dal più evoluto dei primati. L'uomo in se per se ha tutte le caratteristiche per sviluppare le più alte delle virtù, come anche le più becere perversioni. E' quindi ovvio che su un piano prettamente e cinicamente gerarchico qualunque essere umano, anche il più spregevole, sia immensamente più degno di qualunque animale.

Considerare  il nostro più acerrimo nemico più importante del nostro amato cane è a dir poco assurdo; è ovvio. Ma dobbiamo un momento fermarci e riflettere su ciò che intendiamo quando parliamo di dignità (ultimamente è una parola che riempie, a mio modo di vedere indebitamente, parecchie bocche).

Voglio però tornare per un momento alle parole del papa.
La nostra società è fondata sull'individualismo, sull'egocentrismo ed è pertanto quasi impossibile considerare il punto di vista di chi, per deformazione professionale, guarda un po' al di là del proprio terrazzo.

Assistiamo al proliferare di movimenti animalisti, alla nascita di regimi alimentari al limite dell'innaturale giustificati da un presunto rispetto per gli animali e con altrettanta apatia all'esodo ed alla disperazione degli esuli di terre martoriate dalle guerre. Ecco, io credo che nelle parole del papa, oltre ad un monito per noi comuni mortali, ci fosse anche un'importante tirata di orecchie ai potenti del mondo occidentale, che mentre siglano accordi (nel migliore dei casi) ambientalisti lasciano che migliaia di persone vivano nella fame nella miseria e nello strazio della guerra.

Forse, prima di ammonire il papa sottolineando l'ovvietà di un maggiore affetto per il nostro cane rispetto a vicini del calibro di Rosa e Olindo potremmo cercare di andare oltre il nostro dirimpettaio, scoprire che non ha mai commesso stragi e, magari, che potrebbe avere l'opportunità di dimostrare il proprio valore se solo glielo concedessimo.
  

Nessun commento:

Posta un commento