Correvano i primi anni del nuovo millennio e giusto per non far dubitare della sua natura, l'occidente stava regalando ai libri di storia una nuova pagina di complicate dinamiche bellicose: gli Stati Uniti e la stragrande maggioranza degli stati europei avevano attaccato il Medio Oriente nei territori di Iraq e Afganistan. Quello che sapevamo era che Saddam Hussain possedeva delle terribili armi di distruzione di massa ed era pronto ad utilizzarle contro di noi in qualunque momento. Sapevamo anche che Osama Bin Laden, il tizio che aveva organizzato l'attacco alle torri gemelle di New York si nascondeva sulle montagne di confine tra l'Afganistan ed il Pakistan a capo di un esercito di talebani pronti ad invadere le nostre terre. Questo sapevamo, perché questo ci dicevano.
La nostra civiltà laica, con l'aiuto di Dio, andava ad insegnare le buone maniere ai nostri vicini di casa bigotti, arretrati e pericolosi. Questo era ciò che credevamo.
E a scuola il tema scottava: si faceva un gran parlare. Eravamo tutti grandi esperti di strategie militari, di cooperazione e di diplomazia. In questo devo ammettere che la scuola fece un gran bel lavoro. Ci stavamo facendo le ossa imparando a sviluppare un'dea (anche se profondamente acerba) ed a combattere per difenderla.
Ma tornando al mio primo vero scontro ideologico, ricordo un mio compagno di classe, il quale non solo non frequentava l'ora di religione ma era anche un fervente sostenitore di quello che all'epoca era il partito dei Laici Socialisti Liberali Radicali. Ci teneva a specificare il nome per intero e a non limitarsi ad un generico "La rosa nel pugno". Perché ci tengo a sottolinearlo? Beh perché ovviamente oltre ad essere laico, socialista, liberale e radicale era anche pacifista senza se e senza ma e quelle guerre per lui erano un'arrogante invasione omicida che non era giustificata nemmeno dalla strage di NY ne da qualsivoglia minaccia.
Avevamo un'opinione differente ma non per questo il suo punto di vista ha mai avuto meno valore del mio. C'era solo una cosa che proprio non riuscivo a mandare giù: il fatto che in quell'occasione il papa, quello che non aveva il diritto di interferire nella vita politica italiana, ne il diritto di esprimersi sui temi tanto cari ai liberali radicali, l'oscurantista che voleva portare l'Europa in un nuovo oscuro medioevo era magicamente diventato il paladino del pacifismo radicale. Questo non l' ho mai sopportato. Non sono mai riuscito a capire come mai la stessa persona che con una coerenza disarmante mantiene una posizione che tocca tutti i temi della vita sociale in una discussione è il male e mezz'ora più tardi è un esempio irrinunciabile.
Eccolo il mio primo scontro intellettuale. E' stato proprio con un esponente di quella laicità che oggi sembra essere il vessillo da ergere sulle nostre mura intellettuali quasi a volerlo usare come monito per i nostri nemici.
Io non ci credo.
Non ne ero troppo convinto allora e sono decisamente scettico ora.
L'uomo non è fatto per essere laico, ma per fare delle scelte che siano ragionate, se vogliamo sofferte, alle quali restare fedele.
E lo vediamo ogni giorno.
Quelli di noi che non sono ubriachi di libertinismo, pornografia o Pokèmon GO fanno scelte radicali.
A volte si camuffano un po' con il tifo da stadio ma sono scelte definitive e non ammettono riconsiderazioni.
Pensiamo all'imprenditore di successo o al brillante professionista. Dedicano la propria vita, giorno notte e festività al loro lavoro e per quello sacrificano ogni cosa. La famiglia, l'arte, gli hobbies persino la salute. Ho sentito dire di avvocati che hanno un letto in studio così possono dormire 4 o 5 ore la notte senza sprecare il tempo per tornare a casa. Non è forse fanatismo questo?
O pensiamo a chi è alla ricerca della perfezione estetica. Ragazze e ragazzi anche giovanissimi che non sanno cosa significhi il piacere di un panino con la salsiccia e una birra perché l'addominale scolpito o il gluteo scultoreo sono l'unica cosa che gli sembra avere senso nella vita. Abbiamo davvero il coraggio di sfottere un mussulmano per le sue scelte alimentari?
Pensiamo a tutti quei ragazzi svuotati di un futuro, della voglia di tendere all' Alto come ogni uomo su questa terra è chiamato a tendere. Pensiamo a quegli adolescenti, affamati di buone regole e di una guida saggia che si vedono proporre solo un'esistenza di dissolutezze, alcol, droga, sesso occasionale privo di qualsivoglia significato, palazzi grigi tutti uguali che per ritrovare casa tua sei costretto a leggere il civico, una cultura svuotata della sua storia in nome di un sedicente multiculturalismo fondato sull'appiattimento di tutte le culture, l'insicurezza di un lavoro precario quando non "a chiamata", presunti nuovi diritti che vanno contro tutto quello che i loro avi si sono tramandati per millenni.
La scelta che gli propiniamo è tra una vita vuota, inutile e laica o la gloria di Dio nel martirio e nella vendetta contro chi quel vuoto vuole imporlo al mondo intero. E ci vuole coraggio a chiamarla scelta.
Ce lo dicono i terroristi europei, cresciuti con l'acqua corrente dentro casa, con il servizio sanitario nazionale, con le auto lucenti e con i cellulari che registrano video in 4K che lasciano amici e famiglia per andare in Siria a tagliare teste ed a giustiziare ragazzini non ancora adolescenti.
Ce lo dice il tasso di natalità occidentale sceso ad un livello talmente basso che secondo alcuni la decrescita ormai non può essere invertita.
Ce lo dice il popolo turco inneggiante l'uomo che propone e persegue la demolizione della laicità.
Ce lo dice il popolo turco inneggiante l'uomo che propone e persegue la demolizione della laicità.
Ce lo dicono i paladini dei nuovi diritti civili per i quali non c'è limite alla soddisfazione del desiderio umano.
La laicità che ci hanno propinato non è altro che un alibi per l'avanzare di un nuovo umanesimo che a forza di togliere la divinità dalla vita dell'uomo è arrivato a togliere l'uomo stesso. D'altronde si sa da più di 4000 anni che l'uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio e che da venerare Dio a venerare Io il passo è davvero molto breve. E dal venerare Io al venerare il mio desiderio il passo quanto breve è stato?
Se non ritroveremo un profondo senso del sacro non saremo mai in grado di riscoprire Dio e perderemo per sempre la capacità di amare rispettare e tutelare l'uomo.
Ma per farlo dobbiamo fare un passo indietro, tornare con i piedi per terra e fare i conti con i nostri limiti, accettare che la nostra esistenza ha un senso e che abbiamo il dovere di perseguire quello che i cattolici chiamano santità, che in fin dei conti altro non è che amare il prossimo come si ama se stessi.
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