sabato 3 settembre 2016

The dark side of free speach

Lo strano fenomeno che si è verificato nella giornata di ieri ha quasi dell' incredibile. Dico quasi, perché noi italiani sappiamo che non dobbiamo mai stupirci delle azioni delle persone. O almeno dovremmo saperlo.
Charlie colpisce ancora, ma sta volta non sbeffeggia una religione ne un popolo. Sbeffeggia i morti terremotati e a poco servono i goffi tentativi di ritrattare l'intento del gesto. Chi è morto sotto le macerie è una lasagna e vadano affanculo la sua vita e il dolore di chi piange sulla sua tomba: ogni occasione è buona per dare dei mafiosi agli italiani.
Oggi, nessuno è Charlie e sono pronto a scommettere che, quasi quasi, adesso siamo un po' tutti convinti che quella sparatoria se la sono un po' cercata. Non vorrei mai trovarmi nei panni di quel disgraziato terremotato che all'epoca si schierò a spada tratta a difesa della libertà di espressione ed oggi si vede insultato nel più vile e sterile dei modi. Quanto costa una vignetta satirica? Quanto pesa nelle classifiche dei paesi che garantiscono la maggiore libertà di stampa? Quanto vale nel paniere dei valori la pretesa di poter fare dell'insulto il proprio mestiere? Quanto contribuisce nella soluzione degli enormi problemi che affliggono il nostro, come ogni altro, Paese?



Ma mentre rifletto su questo mi appare una notifica e vado a leggere un articolo su un quotidiano d'oltre oceano, il The Sacramento Bee e scopro che lo stato che erge alto il vessillo della libertà è ad un passo dall'approvare una legge che punisce penalmente quei giornalisti ed avvocati che in un'indagine registrino all'insaputa del "sospettato" tracce audio o video se questo opera nel settore della sanità.
Normalmente non la riterrei una cosa sbagliata.
La legge però non cade dal nulla e non è figlia delle riflessioni di un politico sensibile al tema della privacy. La legge esiste a tutela di Planned Parenthood (sarà un caso che si tratti di uno dei maggiori finanziatori della campagna elettorale Clinton?), pizzicata, per così dire, ad organizzare interruzioni di gravidanza su ordinazione da parte di istituti di ricerca bisognosi di tessuti embrionali e fetali su cui condurre esperimenti, disposti ad elargire laute some in denaro per ottenerli. Lunga vita alla libertà di ricerca ed alla libertà di mercato!
Non credo serva essere costituzionalisti o esperti in bioetica per riconoscere i caratteri aberranti della situazione, ma a quanto pare è più importante preservare l'integrità della reputazione di una catena di cliniche private (quando si parla di catene alimentari le regole sono molto più blande, ovviamente) che non la legittimità entro la quale questa dovrebbe operare.
Tra quanto verranno venduti gli organi dei pazienti che si sono "volontariamente" sottoposti ad eutanasia?

Su questo però non c'è nessuna vignetta satirica. Nessuno sbeffeggia i giornalisti che finiranno in carcere per aver aperto il vaso di pandora del mercato nero di organi e tessuti embrionali.

Con buona pace di chi desidera una società in cui l'essere umano ed il suo pieno sviluppo, come individuo e parte della comunità, siano i pilastri su cui questa si fonda.

Nessun commento:

Posta un commento